In questa nostra società rimasta ancora primitiva nei suoi valori
sostanziali, il dolore
è quella presenza che bisogna estirpare a tutti i costi.
La Legge di Causa e di Effetto, chiamata in Oriente “Karma”
(termine sanscrito), è quasi completamente sconosciuta e, quello
che maggiormente è grave, non viene assolutamente presa in considerazione
dalle chiese cristiane.
La Croce portata dal Cristo, emblema del dolore, sembra non abbia più
nulla da insegnare al mondo, tutto preso dagli egoismi ed interessi personali,
noncurante ed incosciente, scaltro e profittatore.
Proprio quella Croce, invece, dovrebbe far riflettere che nessuna vita
individuale è senza dolore, senza affanno e tutto ciò per
il raggiungimento di qualcosa a cui non si pensa: “l’Evoluzione”
(vedi Origine, caduta e percorso dell'Umanità).
La stessa Scienza materialista è tutta proiettata alla sua eliminazione,
senza curarsi di studiarne le cause, se non in chiave esclusivamente fisica.
Tutto questo cerebralismo non vede purtroppo le connessioni più
semplici e spontanee.
Si dice: “Chi semina vento raccoglie tempesta”.
L’essere umano, rimasto agli istinti primordiali del furto e della
guerra, provoca con il suo comportamento una reazione proporzionata alla
causa che innesta e, come boomerang, l’effetto ricadrà su
lui stesso inesorabilmente.
Gesù nel Vangelo più volte dice: “Va e
non peccare più affinchè non ti accada di peggio”,
mettendo chiaramente in evidenza il rapporto tra il movente e la conseguenza
relativa.
Dice
Ubaldi nella Grande Sintesi pag.
380-381:
“[…] le verità vengono elargite; ma lo sfruttamento
degli ideali è vecchio quanto l’uomo e la società
è abituata a considerarli come menzogne. […] Di fronte a
tanti sciorinamenti di alte cose vi è la miseria propria morale
e materiale, (tanto) che quelli sono retorica, questa è la realtà,
e crede nelle verità in cui credono tutti: la festa del proprio
ventre e la vittoria con qualunque mezzo. La parola resterà al
dolore, unico eterno martellatore di destini
e forgiatore di anime […].
Per avviarsi alla soluzione del problema è necessario il perfezionamento
morale, il compimento della maturazione biologica del superuomo; è
necessario salire con Cristo sulla Croce e rifare sulle basi dell’Amore
la vita individuale e collettiva; è necessario saper ritrovare
nel dolore una forza amica di cui si comprendono cause e funzione e che
si utilizza per la propria ascensione.
Il dolore è la necessaria fatica dell’evoluzione che è
l’essenza e la ragione dell’esistenza; contiene il germe della
sempre più alta felicità che l’uomo deve
guadagnarsi. Questi equilibri sono insopprimibili e indispensabili al
respiro dell’universo”.
A
questo punto la società replica: “Fin qui tutto è
logico! Ma come imputare ad un bambino che soffre di tumore o di violenze,
un qualsivoglia comportamento scorretto o colpevole?”
Nessuna madre può essere consolata dicendole: “Abbi fede!
Anche il Cristo ha sofferto sulla Croce!”
Si! Ma con quale criterio soprannaturale viene scelto a caso un bambino
piuttosto che un altro? La tanto decantata Giustizia Divina dove sarebbe?
Non è più coerente ammettere, indagando a fondo, che quell’anima
l’errore l’abbia provocato in una vita vissuta male in precedenza?
Nel
Vangelo abbiamo vari fatti che riportano a questa Verità, eppure
non la vogliamo vedere!
[…] ma Io vi dico che Elia è venuto e non l’hanno
riconosciuto […]. Allora i discepoli compresero che aveva
parlato loro di Giovanni Battista. Mt.17, 10-13.
Lo stesso Matteo riporta un’altra precisazione di Gesù sul
medesimo soggetto: “[…] tutti i profeti e la Legge hanno
fatto profezie fino a Giovanni […] e se lo volete intendere egli
è quell’Elia che doveva venire. Chi ha orecchi ascolti!
Mt.11, 13-14.
E ancora in Giovanni 9, 1-41: “Passando (Gesù) vide un
uomo cieco dalla nascita ed i Suoi discepoli Gli domandarono: “Rabbi
chi ha peccato, lui o i suoi genitori perché lui nascesse cieco?”…
Come
si vede, questa domanda evidenzia la credenza nel concetto espresso sopra,
di azione negativa con conseguente effetto che si ritorce sullo stesso
individuo. Inoltre, nell’identico brano, versetto 34, troviamo:
“ […] Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare
a noi?”.
Lo
stesso S. Agostino nelle sue “Confessioni”
esclama:
“Dimmi, Signore Misericordioso, se mai la mia infanzia sia succeduta
a qualche altra esistenza ormai morta; forse quella che vissi nel grembo
della madre mia? […]. E prima di codesto periodo oh mio Dio e mia
dolcezza, fui in qualche luogo, fui qualcuno?” Libro I, cap.VI.
Ritornando
dunque al tema centrale dell’argomento dolore,
possiamo constatare che non può essere disgiunto,
per una questione di logica, dalla reincarnazione;
rimarrebbero altrimenti insoluti molti quesiti e bisognerebbe rifugiarsi,
come fa la Chiesa, nel mistero più profondo, senza
poter dare spiegazioni credibili a nessuno. Infatti essa l’ha
negata con un decreto definitivo nel 553 d.C. sotto l’imperatore
Giustiniano (II Concilio di Nicea e V in generale), quando fu
dato l’ostracismo ad Origene per eresia. Egli fu
il più grande padre della Chiesa conosciuto in Alessandria e in
tutta l’area mediterranea per la sua erudizione, grande e illuminata
conoscenza spirituale e somma sensibilità.
Il testo era questo: “Se qualcuno difende la fantomatica
preesistenza delle anime e la mostruosa restaurazione che ne segue, su
di lui sia anatema”.
Per l’esattezza, la controversia iniziò nel 325 d.C. (sotto
l’imperatore Costantino, epoca del I Concilio di Nicea) basata sugli
scritti di Origene che era trapassato soltanto nel 254 d.C.
Concludendo
è l’anima che nel momento in cui decide di ritornare ad avere
un corpo fisico, per esigenze evolutive (la
vita è come una scuola con i diversi anni scolastici), sceglie,
per sintonia vibrazionale, l’ambiente, i genitori, le prove da superare
più o meno dolorose. Richiesta effettuata in rapporto ai “debiti”
o “errori” passati che la porteranno a livelli successivi
di espansione spirituale, a più ampi orizzonti del pensiero, fino
al definitivo “ritorno a Casa”.
Questa
è la funzione del dolore ed il suo percorso:
Errore – Dolore – Espiazione
– Evoluzione - Ascesa e Catarsi
o purificazione totale, con il rientro al Punto di Partenza dopo la Caduta,
Dio!
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L’impegno bibliografico di Origene è preziosissimo per la
comprensione del vero:
DE
PRINCIPIIS: Testo ispirato che dimostra il fondamento più
puro della prima Dogmatica (1) Cristiana.
CONTRA CELSUM: Grande opera apologetica (2)
che è una risposta al libro del Filosofo Celso: Il discorso verace.
HEXAPLA o ESAPLE: Poderosa edizione
critica dell’Antico Testamento , con sei testi paralleli, donde
il titolo.
OMELIE: Sono l’eco della sua predicazione a Cesarea
(Palestina) alla fine della sua vita.
STROMATA: Dieci libri andati perduti.
L’ESORTAZIONE AL MARTIRIO: Trattato ascetico indirizzato
ad Ambrogio al tempo della persecuzione di Massimino.
DE ORATIONE: L’Autore spiega prima la preghiera
in generale, poi commenta il Padre Nostro ricollegandosi al genere mistagogico
(3) .
Della sua immensa corrispondenza sono rimaste due lettere:
Una esegetica (4) a Giulio Africano sulla canonicità
della storia di Susanna; l’altra sui rapporti fra la cultura profana
e il cristianesimo indirizzata a San Gregorio il taumaturgo.
Infine l’eredità letteraria di Origene è aumentata
in seguito alla scoperta dei preziosissimi papiri fatta nel 1945 in Egitto
a Nag Hammadi.
Non è
un caso che questo grande teologo, esegeta e mistagogo si chiami “ORIGENE”
come ci insegna lo studio della semantica (5).
Note:
(1). Dògma: dal greco dògma – dogmatòs
= Opinione degna di fede, parere definitivo, da cui dogmatica.
(2). Apologética: dal greco apologia = Discorso
in difesa. Filosoficamente branca della dialettica che ha per scopo la
difesa della verità.
(3). Mistagògo: dal greco mystagòs composto
di mystes (iniziato ai misteri) e agogòs (guida), da cui il termine
mistagogico. Nell’antica Grecia il sacerdote che iniziava ai riti
misterici.
(4). Esegési: dal greco exégesis derivato
exégeisthai = Esporre, spiegare, da cui esegética. Interpretazione,
spiegazione critica di un testo sacro, giuridico o letterario; ne deriva
esegéta.
(5). Semàntica: dal francese sémantique
= Studio dei significati espressi dalle strutture linguistiche e, per
estensione, si riferisce a forme di comunicazione non inerenti alle stesse.
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