Il perché del dolore


In questa nostra società rimasta ancora primitiva nei suoi valori sostanziali, il dolore è quella presenza che bisogna estirpare a tutti i costi.
La Legge di Causa e di Effetto, chiamata in Oriente “Karma” (termine sanscrito), è quasi completamente sconosciuta e, quello che maggiormente è grave, non viene assolutamente presa in considerazione dalle chiese cristiane.

Diego Velasquez - Cristo in croce, Madrid, museo del Prado La Croce portata dal Cristo, emblema del dolore, sembra non abbia più nulla da insegnare al mondo, tutto preso dagli egoismi ed interessi personali, noncurante ed incosciente, scaltro e profittatore.
Proprio quella Croce, invece, dovrebbe far riflettere che nessuna vita individuale è senza dolore, senza affanno e tutto ciò per il raggiungimento di qualcosa a cui non si pensa: “l’Evoluzione” (vedi Origine, caduta e percorso dell'Umanità).
La stessa Scienza materialista è tutta proiettata alla sua eliminazione, senza curarsi di studiarne le cause, se non in chiave esclusivamente fisica.
Tutto questo cerebralismo non vede purtroppo le connessioni più semplici e spontanee.
Si dice: “Chi semina vento raccoglie tempesta”.
L’essere umano, rimasto agli istinti primordiali del furto e della guerra, provoca con il suo comportamento una reazione proporzionata alla causa che innesta e, come boomerang, l’effetto ricadrà su lui stesso inesorabilmente.
Gesù nel Vangelo più volte dice: “Va e non peccare più affinchè non ti accada di peggio”, mettendo chiaramente in evidenza il rapporto tra il movente e la conseguenza relativa.

Dice Ubaldi nella Grande Sintesi pag. 380-381:
“[…] le verità vengono elargite; ma lo sfruttamento degli ideali è vecchio quanto l’uomo e la società è abituata a considerarli come menzogne. […] Di fronte a tanti sciorinamenti di alte cose vi è la miseria propria morale e materiale, (tanto) che quelli sono retorica, questa è la realtà, e crede nelle verità in cui credono tutti: la festa del proprio ventre e la vittoria con qualunque mezzo. La parola resterà al dolore, unico eterno martellatore di destini e forgiatore di anime […].
Per avviarsi alla soluzione del problema è necessario il perfezionamento morale, il compimento della maturazione biologica del superuomo; è necessario salire con Cristo sulla Croce e rifare sulle basi dell’Amore la vita individuale e collettiva; è necessario saper ritrovare nel dolore una forza amica di cui si comprendono cause e funzione e che si utilizza per la propria ascensione.
Il dolore è la necessaria fatica dell’evoluzione che è l’essenza e la ragione dell’esistenza; contiene il germe della sempre più alta felicità che l’uomo deve guadagnarsi. Questi equilibri sono insopprimibili e indispensabili al respiro dell’universo”.

A questo punto la società replica: “Fin qui tutto è logico! Ma come imputare ad un bambino che soffre di tumore o di violenze, un qualsivoglia comportamento scorretto o colpevole?”
Nessuna madre può essere consolata dicendole: “Abbi fede! Anche il Cristo ha sofferto sulla Croce!”
Si! Ma con quale criterio soprannaturale viene scelto a caso un bambino piuttosto che un altro? La tanto decantata Giustizia Divina dove sarebbe?
Non è più coerente ammettere, indagando a fondo, che quell’anima l’errore l’abbia provocato in una vita vissuta male in precedenza?

Nel Vangelo abbiamo vari fatti che riportano a questa Verità, eppure non la vogliamo vedere!
[…] ma Io vi dico che Elia è venuto e non l’hanno riconosciuto […]. Allora i discepoli compresero che aveva parlato loro di Giovanni Battista. Mt.17, 10-13.
Lo stesso Matteo riporta un’altra precisazione di Gesù sul medesimo soggetto: “[…] tutti i profeti e la Legge hanno fatto profezie fino a Giovanni […] e se lo volete intendere egli è quell’Elia che doveva venire. Chi ha orecchi ascolti! Mt.11, 13-14.
E ancora in Giovanni 9, 1-41: “Passando (Gesù) vide un uomo cieco dalla nascita ed i Suoi discepoli Gli domandarono: “Rabbi chi ha peccato, lui o i suoi genitori perché lui nascesse cieco?”…

Come si vede, questa domanda evidenzia la credenza nel concetto espresso sopra, di azione negativa con conseguente effetto che si ritorce sullo stesso individuo. Inoltre, nell’identico brano, versetto 34, troviamo: “ […] Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?”.

Lo stesso S. Agostino nelle sue “Confessioni” esclama:
Dimmi, Signore Misericordioso, se mai la mia infanzia sia succeduta a qualche altra esistenza ormai morta; forse quella che vissi nel grembo della madre mia? […]. E prima di codesto periodo oh mio Dio e mia dolcezza, fui in qualche luogo, fui qualcuno?” Libro I, cap.VI.

Ritornando dunque al tema centrale dell’argomento dolore, possiamo constatare che non può essere disgiunto, per una questione di logica, dalla reincarnazione; rimarrebbero altrimenti insoluti molti quesiti e bisognerebbe rifugiarsi, come fa la Chiesa, nel mistero più profondo, senza poter dare spiegazioni credibili a nessuno. Infatti essa l’ha negata con un decreto definitivo nel 553 d.C. sotto l’imperatore Giustiniano (II Concilio di Nicea e V in generale), quando fu dato l’ostracismo ad Origene per eresia. Egli fu il più grande padre della Chiesa conosciuto in Alessandria e in tutta l’area mediterranea per la sua erudizione, grande e illuminata conoscenza spirituale e somma sensibilità.
Il testo era questo: “Se qualcuno difende la fantomatica preesistenza delle anime e la mostruosa restaurazione che ne segue, su di lui sia anatema”.
Per l’esattezza, la controversia iniziò nel 325 d.C. (sotto l’imperatore Costantino, epoca del I Concilio di Nicea) basata sugli scritti di Origene che era trapassato soltanto nel 254 d.C.

:: Reincarnazione ::Concludendo è l’anima che nel momento in cui decide di ritornare ad avere un corpo fisico, per esigenze evolutive (la vita è come una scuola con i diversi anni scolastici), sceglie, per sintonia vibrazionale, l’ambiente, i genitori, le prove da superare più o meno dolorose. Richiesta effettuata in rapporto ai “debiti” o “errori” passati che la porteranno a livelli successivi di espansione spirituale, a più ampi orizzonti del pensiero, fino al definitivo “ritorno a Casa”.

Questa è la funzione del dolore ed il suo percorso:
ErroreDoloreEspiazioneEvoluzione - Ascesa e Catarsi o purificazione totale, con il rientro al Punto di Partenza dopo la Caduta, Dio!




L’impegno bibliografico di Origene è preziosissimo per la comprensione del vero:

DE PRINCIPIIS: Testo ispirato che dimostra il fondamento più puro della prima Dogmatica (1) Cristiana.
CONTRA CELSUM: Grande opera apologetica (2) che è una risposta al libro del Filosofo Celso: Il discorso verace.
HEXAPLA o ESAPLE: Poderosa edizione critica dell’Antico Testamento , con sei testi paralleli, donde il titolo.
OMELIE: Sono l’eco della sua predicazione a Cesarea (Palestina) alla fine della sua vita.
STROMATA: Dieci libri andati perduti.
L’ESORTAZIONE AL MARTIRIO: Trattato ascetico indirizzato ad Ambrogio al tempo della persecuzione di Massimino.
DE ORATIONE: L’Autore spiega prima la preghiera in generale, poi commenta il Padre Nostro ricollegandosi al genere mistagogico (3) .
Della sua immensa corrispondenza sono rimaste due lettere: Una esegetica (4) a Giulio Africano sulla canonicità della storia di Susanna; l’altra sui rapporti fra la cultura profana e il cristianesimo indirizzata a San Gregorio il taumaturgo.
Infine l’eredità letteraria di Origene è aumentata in seguito alla scoperta dei preziosissimi papiri fatta nel 1945 in Egitto a Nag Hammadi.

Non è un caso che questo grande teologo, esegeta e mistagogo si chiami “ORIGENE” come ci insegna lo studio della semantica (5).

Note:
(1). Dògma: dal greco dògma – dogmatòs = Opinione degna di fede, parere definitivo, da cui dogmatica.
(2). Apologética: dal greco apologia = Discorso in difesa. Filosoficamente branca della dialettica che ha per scopo la difesa della verità.
(3). Mistagògo: dal greco mystagòs composto di mystes (iniziato ai misteri) e agogòs (guida), da cui il termine mistagogico. Nell’antica Grecia il sacerdote che iniziava ai riti misterici.
(4). Esegési: dal greco exégesis derivato exégeisthai = Esporre, spiegare, da cui esegética. Interpretazione, spiegazione critica di un testo sacro, giuridico o letterario; ne deriva esegéta.
(5). Semàntica: dal francese sémantique = Studio dei significati espressi dalle strutture linguistiche e, per estensione, si riferisce a forme di comunicazione non inerenti alle stesse.


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