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Quando il Cristo, partendo dalla Giudea per andare al
nord, passò dalla Samaria e si fermò al pozzo di Sichem,
dove incontrò la donna che Gli diede dell’acqua, ebbe
con lei un dolce colloquio che verteva anche sul dissenso reciproco
dei due popoli, da dove sarebbe dovuta pervenire la Salvezza messianica.
Gli uni, i samaritani, erano convinti della sacralità del Monte
Garizim, mentre i giudei lo erano del Monte Sion.
Inutile dire che la profezia si è avverata per questi ultimi
ma, il punto centrale non è questo bensì, la risposta
folgorante del Cristo che, superando qualsiasi divisione formale, andò
alla sostanza vera:
“…ma l’ora viene ed è questa, in
cui i veri adoratori adoreranno il Padre in Ispirito e Verità,
poiché tali sono appunto quelli che il Padre richiede. Iddio
è Spirito e coloro che Lo adorano devono adorarLo in Ispirito
e Verità.” Gv. 4,23.
Cosa significa questo? Pochi l’hanno colto, anzi pochissimi, perché
l’essere umano è ancora infantile nello spirito e necessita
continuamente di supporti simili a quelli che si adottano per i bambini:
girello, carrozzina, salvagente… cioè il Rito!
Orbene, l’Eterno vuole essere amato sostanzialmente, perché
lo Spirito non si può definire in alcun modo se non con lo Spirito
stesso.
Ma questo modo
di conferire con Lui, non può essere adottato fintantochè
non sia sopravvenuta una speciale maturità dell’Anima
che si caratterizza con una profonda Presa
di Coscienza.
“…La Verità vi renderà liberi”
Gv. 8,32 ed infatti Gesù asserisce che non lascerà soli
i Suoi discepoli ma che manderà loro il Paraclito, lo Spirito
di Sapienza che svelerà loro la Verità tutta intera.
Come già scritto (Origine,
caduta e percorso dell'Umanità), siamo entrati nella terza
fase del Disegno Divino e quindi la Fede non deve essere più
cieca ma consapevole e ardente cioè illuminata.
Ma perché questo accada è necessario eliminare il “Vecchio”
radicalmente e coraggiosamente visto che non si può servire
due padroni: Dio e Mammona.
Ecco il motivo per cui l’Umanità “credente”
non progredisce in maniera sollecita perché è ancora
e ancora “impregnata” di formalità, di liturgie
e di dogmi che costituiscono appunto il “Vecchio” ed impediscono
la nascita del “Nuovo”.
Ecco come l’Ultrafania
ci prospetta l’Alto Insegnamento:
“Il concetto:
rito, errore iniziale che poteva essere evitato se la superbia
non avesse fatto intravvedere i benefici che dall’errore stesso
i rappresentanti della Chiesa, non la Chiesa, potevano trarre.
Cefa: Pietra! Perché è stato preso Pietro per inizio della
Missione? Per il nome “Pietra” imposto a Simone, fondamento,
inizio, segno! Orbene, Pietro partì poveramente e umilmente.
Non donò a Cristo, egli ben lo conosceva, né marmi, né
ori, ma diede a Dio la semplicità, l’umiltà, l’amore.
I successori dissero: “Non si conviene l’umiltà per
le faccende dell’Eterno. Il Re dell’Infinito deve essere
adorato fra gli ori; adorate l’Eterno portando generoso obolo”.
L’errore iniziale cominciò da questo concetto. […]
…quando la Legge divina dice: “Successione di moti evolutivi”
pone una Luce di letizia e di speranza in ogni animo.
Quando il Rito afferma “se pecchi sei dannato in eterno, se sei
come noi ti vogliamo hai il Paradiso” costringe l’uomo o
a mentire a se stesso o a terrorizzarsi; a mentire a se stesso se si
riterrà raggiunto dalla Grazia Celeste, se sarà cioè
convinto di avere i requisiti per salire al Cielo, mentre tutt’ora
nasconde nella coscienza residui di antiche colpe o germi malefici di
colpe in essere, oppure la coscienza nella Sua potenza dirà esplicitamente
qual è lo stato evolutivo raggiunto ed il singolo perderà
ogni energia, ogni capacità a lottare, ogni capacità a
voler soddisfare l’impegno, il debito assunto verso l’Eterno.
La differenza fra Chiesa Mistica o Chiesa Cristica e il Rito è
quindi la stessa che esiste tra il giorno e la notte. […]
Il Cristo era Umile e Semplice e non voleva che le turbe si umiliassero
di fronte a Lui. Voleva che lo facessero di fronte al Padre, in quanto
Egli stesso riconosceva unicamente il Padre del quale Egli era parte
integrante; ciononostante Egli poneva il Padre al di sopra di Sé.
E’ vano procedere negli ammaestramenti se prima non assimilate
la differenza di concezione esistente tra la vera Chiesa sostanziale
e il rito. L’una non ha pareti, non ha tetto, è sconfinata,
l’altra è limitata; l’una ha necessità di
addobbi, di ori, di orpelli, di marmi, di artifici, l’altra ha
l’imponenza, la perfezione della natura che parla la Parola dell’Eterno,
che parla la Parola della Sua Misericordia, del Suo Amore! Questo Padre,
che ininterrottamente partorisce dei figli (ripeto ciò che da
sempre dico), sarebbe per il rito non un Padre misericordioso,
ma un aguzzino che ha voluto, partorendo delle quantità sensibili,
porle nella tentazione (“…e non ci indurre in tentazione”
n.d.r.) e godere dei loro sforzi, dei loro errori, dei loro dolori,
delle loro espiazioni.
Tutto ciò è mostruoso, è obbrobrioso!
Il padre saggio, anche umano, quando ha un figlio che commise errore
e deviò, ama quel figlio, poiché egli l’ha allevato,
l’ha nutrito, ha faticato per esso e porrà tutto se stesso
incondizionatamente per riportarlo sulla retta via. Il Padre Celeste
ha dato tutto Se stesso, ha portato nel tempo una parte della Trinità,
il Figlio, a rinchiudersi in forma umana non solo per ammaestrare, ma
per addossarsi una parte delle colpe umane. Solo così avete la
visione della grandezza del Divino Genitore.
L’immenso parto, il perenne, il perpetuo parto ha avuto, per un
determinato gruppo, l’errore. Si poteva tenere il colpevole tra
i perfetti se il colpevole, in piccola massa, voleva portare lo sconvolgimento
tra i perfetti? Evidentemente no.
E precipitò la massa in errore!
Perché questo Signore, questo Padre non ha distrutto quella massa?
Se non l’ha distrutta, se l’ha conservata in vita, evidentemente
era per poterla redimere e, siccome la vita umana è ciclica,
è breve e la colpa è spaventevole, ecco la necessità
della rotazione, del saliscendi, della duplice espiazione, nel finito
e nell’Infinito; qui per imparare a soffrire, per rendersi umili,
servi fedeli e alacri; lassù per imparare nel Regno della Sapienza
l’imponenza negativa della colpa commessa e per portare le anime
al desiderio ardente di accelerare il movimento di rinascita attraverso
un aumento della fatica che già la Legge assegna”.
Brani tratti da “Scintille dall’Infinito” vol.I -
Chiesa Mistica e Chiesa del Rito -
Come abbiamo letto, la Voce ultrafanica
parla in maniera molto esplicita come d’altra parte lo fece
sin dall’inizio con i vari profeti.
Anche a Francesco d’Assisi, il famoso Crocifisso bizantino
parlò dicendo: “Francesco… ripara la
Mia Chiesa!” e lui nella sua semplicità
cominciò a raccogliere pietre per ricostruire il rudere di
S. Damiano ma… il Crocifisso di nuovo parlò: “Francesco…
non è questa la Chiesa che Io desidero che tu ripari per Me!”
La Verità è evidente
e non sta certo nelle forme! Non dunque importa a Dio la Chiesa di
mattoni ma ben’altra, quella costituita dalle anime!
Concludendo, la Chiesa Mistica,
quella di Giovanni (terza fase, terzo millennio) succederà
alla Chiesa del Rito, quella di Pietro (seconda fase, duemila anni
trascorsi) e solo allora i tempi saranno compiuti e l’evoluzione
dell’umanità ribelle completata, con il Giudizio finale
e la Parusia o ritorno definitivo del CRISTO.
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