.....EVANGELIO

 

L'Epifania e l'adorazione dei Magi

Mt.II 1 Or, essendo nato Gesù in Betlem di Giudea, al tempo del re Erode, ecco alcuni Magi venuti dall’Oriente arrivarono a Gerusalemme, 2 dicendo: «Dove è il re dei Giudei che è nato? Perché abbiamo veduto la sua stella all’oriente e siamo venuti ad adorarlo».
3 Avendo ciò udito il re Erode si conturbò e con lui tutta Gerusalemme, 4 ed adunati tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informò da loro dove doveva nascere il Cristo. 5 Essi gli dissero: «A Betlem di Giudea: così infatti è stato scritto dal profeta:

6 E tu Betlem, terra di Giuda,
tu non sei la più piccola tra le città di Giuda:
perché da te uscirà un principe,
il quale pascerà il popolo mio Israele»
.

7 Allora, Erode, chiamati di nascosto i Magi, si informò da loro esattamente, circa il tempo di apparizione della stella, 8 e, nell’inviarli a Betlem, disse loro: «Andate e ricercate attentamente il fanciullo, e quando l’avrete trovato, datemene avviso affinché io pure venga ad adorarlo». 9 A queste parole del re, essi si misero in cammino ed ecco la stella, che avevano veduto all’oriente, li precedeva, finché giunta sopra il luogo ove era il Bambino, si fermò. 10 Alla vista della stella essi si rallegrarono di vivissima gioia.
11 Ed entrati nella casa, videro il Bambino con Maria, sua madre, e caduti in ginocchio si prostrarono dinnanzi a Lui, ed aperti i loro tesori, gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.


 

Roberto Veronese, Adorazione dei magiRiflettendo, il primo saluto portato a Gesù Bambino è quello degli animali e della natura tutta, successivamente l’adorazione dei pastori ed infine l’omaggio resogli dai Sapienti.
I tre regni si “inchinano” al loro Signore e Creatore: in essi non c’è arbitrio alcuno, ma solo gratitudine e obbedienza.
I pastori rappresentano l’umiltà, la semplicità e la fede che portano a riconoscere spontaneamente la grandezza dell’Evento.
I Magi sono i saggi, i potenti, i ricchi, i veggenti che guidati, non da una stella, ma dalla “Stella” (fatturata espressamente dall’Eterno e non ricercabile nei cieli), recano con sè oro incenso e mirra.
Questi doni vengono offerti al Divino Fanciullo da tre dominatori provenienti da tre vie diverse.
Essi raffigurano l’umanità che, percepito il richiamo di una Potenza più grande di lei, si genuflette riconoscendone la superiorità.
I Sapienti hanno deposto ai piedi del Re dei re la loro rinuncia alle ricchezze, alle superfluità e alle ambizioni umane:

L’oro, da cui scaturisce ogni sopruso.
L’incenso, perché esiste un Unico Dio Impareggiabile e non altri.
La mirra, preziosissima essenza che veniva usata per l’imbalsamazione dei defunti.

I Potenti sono scesi dunque dai loro troni per prostrarsi davanti ad una mangiatoia, il Vero Trono, quello dell’Eterno Dio dell’Universo, presentatosi nudo, come solo la Verità può esserlo e povero, umanamente, perchè ricco di Potenza e di Sapienza assoluta.
Rinunciamo dunque a tutti i nostri travestimenti, ori ed orpelli che ci fanno sempre più ipocriti! Siamo semplici! Solo così potremo palpitare ed essere attirati da questo Grande Magnete che è il Cuore meraviglioso di Gesù.

Con questo commento abbiamo posta l’analisi su un significato che normalmente è sconosciuto ai più.
È doveroso inoltre puntualizzare che, curiosamente, la Chiesa denomina “Epifania” (dal gr. conclusione della manifestazione di Luce) la visita dei Dotti a Gesù Bambino, mentre chiama “Nascita” ciò che dovrebbe definirsi più propriamente “Teofania” (dal gr. manifestazione della Luce-Dio).

Dice Pietro (l’apostolo) per via ultrafanica:

“La Chiesa, che è perfetta come organamento mistico, è imperfetta quando trascende al materiale e diventa compagine militante per il potere. In essa passarono gli errori di epoca, e però non è condannabile nella sua struttura, né l’odio contro essa prevarrà perché la Chiesa Mistica è incrollabile, ed incrollabile perché divina. Ma condannabili sono quelli che non seppero intendere e non vollero essere così come avrebbero dovuto per la missione loro affidata.
Interviene sempre la Giustizia, che risanò e risana, in periodi prefissi, uomini ed errori...”

Tratto dal libro “La Vita” di G. Trespioli (ep. 554).



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