:: SUPERBIA ::

         
Meditazioni sul morbo dell'anima
       
 

 


Pieter Bruegel il Vecchio - La torre di B abele, 1563 Vienna, Kunthistorisches MuseumLa cura dell'anima necessita di rigorosità e sincerità, solo così potrà essere efficace.
Dobbiamo assolutamente renderci conto che l'uomo porta in sé, per arbitrio proprio, il veleno del morso satanico. L'uomo è malato, quindi necessita del Medico!
Se sfuggiamo a quest’evidente realtà (che tale resta in ogni caso) siamo spiritualmente morti!
Il linguaggio è crudo ma è giunta l'ora ultima, il punto di contatto tra Cielo e terra.

Il pianeta è davvero alle soglie di un’immane, definitiva trasformazione.
Siamo ormai agli ultimi squilli di tromba; il tramonto è ormai prossimo; la notte incombe.
Questa giornata di esistenza sulla Terra si sta concludendo e l’Eterno richiama, ricolmo d'Amore, i propri figli riottosi con gli ultimi appelli.
Ma non possiamo tornare a Casa senza prima essere guariti.
Ci siamo ammalati di superbia e l'antidoto unico si chiama Umiltà.
La panacea che il Padre stesso, cioè il nostro Medico, ci ha indicato è scritta nel Libro Aureo della salute dell'anima: il Vangelo.
Si dirà: "Sai che novità!" Già, nulla di nuovo ed in questo sta la gravità! Quanti di noi hanno inteso la Reale Assoluta Verità dell’Annuncio di duemila anni or sono?
La Legge è Amore ma è anche Giustizia! Dipende da noi abbandonarci con consapevolezza alle cure del Sommo Amore di Gesù, oppure berci stoltamente il calice di veleno che il "bugiardo seduttore" ci propina.
Chi ha orecchie per intendere intenda...
Cerchiamo adesso, con l'aiuto di Dio, di mettere bene a fuoco l'argomento in esame.

Che cos'è la superbia? Che cos’è l’orgoglio?
Sono pressoché sinonimi come lo è l’amor proprio.
Tutti e tre i termini hanno un comune denominatore: satana, l'antagonista di Dio, il re di questo mondo temporaneo.
C’importerebbe se in una pietanza che ci accingiamo a mangiare si fosse adagiato un grosso moscone verde oppure un piccolo insetto? Non getteremo forse tutto in pattumiera senza pensarci due volte? Eppure umanamente un po’ di orgoglio e di amor proprio sono addirittura auspicabili!
Possono la Purezza e il Candore assoluto fondersi con una seppur infinitesimale particella di sporco? Viene naturale dedurre che sarà rigettata ineluttabilmente; così farà la Legge divina.
Necessita tornare tersi, come Lui ci fece.
Per farlo però urge mondarci, al fine di rendere il nostro abito adeguato all'incontro con lo “Sposo”.
Molto probabilmente non ci rendiamo neppure conto della gravità del nostro stato interiore.
Seppure non fosse (come invece è!), che il mondo ci stesse cadendo addosso, come ci troveremo all'inevitabile momento del trapasso?
Gesù ha detto “A che giova avere tutte le ricchezze della Terra per poi perdere l'anima?”
Essa è grandemente a rischio. Il Piano divino prevede un epilogo alla storia umana e siamo sul serio giunti, con quest’epoca, al capitolo conclusivo, alle ultime pagine, e si approssima la parola FINE, la trasformazione del pianeta.
Non più possibilità di ridiscesa nella materia perché tutto sarà fluidico, come ai tempi di Lemuria e di Atlantide, quindi non più l’opportunità di rapida evoluzione ma una drastica separazione tra il buon grano e l’inutile loglio.
Sia chiaro, l’eternità dell'inferno non esiste, poiché Dio è Amore e Giustizia assoluta, ma l’espiazione per i reprobi sarà talmente lunga e penosa da sembrare tale.
Riflettiamo insieme.
Perché diamo tanta importanza al nostro povero minuscolo ego?
Come possiamo realmente credere che sia nostro diritto arrogarci l'autorità su qualsivoglia cosa?
Forse ci siamo auto-generati? Forse facciamo battere da noi stessi il nostro cuore? Forse il meccanismo perfetto del corpo umano è diretto ancora da noi?
Se il sole il mattino sorge con meravigliosa puntualità, é forse merito del nostro impegno?
Potremmo andare avanti all'infinito, eppure se apriamo il cuore alla Luce, non possiamo negare che tutto ciò che abbiamo è un dono, uno straordinario regalo di Bontà immeritato, assolutamente gratuito che il Signore ci elargisce.
“Come dunque è possibile che la creta, sì vanti nei confronti di chi l'ha plasmata?” (Imitazione di Cristo).
Può forse il piccolo e microscopico io pensare di mettersi al posto di Dio?
Sì, purtroppo. Questo accade quando l'uomo integralmente dipendente dal suo Creatore, si lascia ingannare dal grande falsario. Questo essere orribile e distruttore della vita nostra, fa leva sulle scorie presenti in noi in seguito alla colpa iniziale (vedi sintesi del movimento vitale), per gonfiarci, solleticarci, irritarci, sedurci. In sostanza per tentarci al male.
Così l'impostore, indisturbato, trama nell’ombra, fino a far sua la volontà dell'uomo.
L'astuto drago ci cattura l'anima portandoci alla vera morte, quella spirituale, senza neppure apparire sulla scena (tanto che quasi nessuno crede alla sua esistenza). Una volta aperta la breccia, il gioco è fatto. La preda è sua.
Penetrata la “droga”, per la vittima la disintossicazione risulterà assai ardua poiché la condizione di dipendenza diverrà cronica e si tramuterà ben presto, se l'anima non chiederà aiuto a Dio, in una vera e propria schiavitù alle passioni.
Questa lebbra purtroppo inquina tutte le nostre facoltà. Ignari, non sospettiamo neppure che esista il problema.
Perché questo? “Perché la Luce è venuta nel mondo ma le tenebre non l'hanno riconosciuta”.
La Pietra Angolare, imprescindibile per considerare la nostra salute interiore, è sempre Una sola: la Conoscenza del Cristo Dio.
Egli è la Luce e la Verità. È la Vita stessa.
Per Amore si è addirittura (il Re dell'infinito!), autocostretto nella forma d'uomo per donarci il Modello Sommo.
Il Suo Esempio imitato, la Via, ci indica come attraverso il Vangelo, la Verità, si torna a Casa, cioè alla Vita.
A noi la scelta: la Realtà di Dio e del Vangelo, oppure l'illusione del mondo.
Siamo liberi ma responsabili e di tutto renderemo conto.

Passiamo ora ad una rapida sintesi dell’argomento principale.
La superbia è l’eccessiva autoconsiderazione accompagnata da ambizione smodata e da disprezzo verso gli altri; il superbo nutre un concetto talmente alto di sé da giungere a negare la propria dipendenza da Dio ed a presumere di essere simile a Lui.
L’orgoglio è la supervalutazione dell’io, dei pregi e dei valori personali, della fierezza, della rispettabilità e del proprio merito.

Come vediamo, la superbia si innalza tanto da pretendere di essere l’unica, l’incomparabile, la più alta espressione sopra tutto e tutti, compreso Dio, manifestandosi con la boria, l’alterigia, l’arroganza, l’altezzosità e l’altrui disdegno. L’orgoglio invece limita la sua orbita unicamente a se stesso, ergendosi contro qualsiasi denigrazione personale, pretendendo sempre di aver ragione e rivelandosi in varie maniere come la presunzione, accompagnata dall’ignoranza, l’ambizione, la vanagloria, la baldanza e la millanteria.
La superbia e l’orgoglio oscurano l’occhio dell’anima, offuscando la capacità di giudizio, perché impediscono all’Io divino di discernere in assoluta chiarezza, togliendo, nello stesso tempo, l’apprendimento dei rimedi che potrebbero eliminare i difetti.
Sia l’una che l’altra hanno in comune l’amor proprio ma la prima rappresenta la radice di tutti i mali, l’idra dalle sette teste che fa di se stessa e non dell’Eterno, il centro gravitazionale della propria vita.
La superbia è il primo dei vizi perché tutti questi, analizzando bene, la contengono, così come tutte le virtù sono imperniate sull’umiltà e sull’amore.
Non tutti gli uomini sono ghiotti, ubriaconi, invidiosi, collerici; tutti invece sono superbi e orgogliosi: il selvaggio al pari dell'uomo civile, il dotto come l'ignorante, l'uomo d'affari e il questuante.
Origene (185-253) attribuisce a Lucifero le parole del re che costruì la famosa torre di Babele: "Voglio salire fino al cielo, porre il trono sulle stelle, voglio salire sulle nubi più alte, diventando uguale all'Altissimo" (Isaia 14, 13).
Assecondando questo fattore di superbia che è presente in ogni uomo in seguito alla ribellione iniziale, l’essere si stacca da Dio e si compiace della sua libertà personale, della propria intelligenza e volontà.
Egli mette il suo Io al posto di Dio, eliminandolo dalla sua vita e adorando se stesso.
Gesù, più volte, parla della superbia esaltando l'umiltà: “Chi si innalza sarà abbassato…”, “Gli ultimi saranno i primi”, “Chi vuol essere il più grande, si faccia servo di tutti”. Infine è il Suo esempio a parlare: “Io non sono venuto per essere servito, ma per servire!

Una forma sottile di superbia, è la sete di grandezza spirituale. Consiste nella pretesa di avere un posto specialissimo nel piano di Dio.
È orgoglio spirituale. In realtà, chi ha un compito specifico si ritiene un nulla, e questa modestia lo mette al riparo dall'inganno di satana che lo può confondere con l’esaltazione di sé e produrre frutti deleteri per il buon esito dell’Opera.
Non manca l'esperienza concreta di persone che hanno iniziato il Cammino con Dio e che poi, divenuti superbi, l’hanno terminato ingloriosamente, gabbati dal demonio.
La presunzione ne è il risultato, poiché ci si crede buoni e migliori degli altri. La parabola del pubblicano (Lc 18, 9-14) mette in luce questo atteggiamento che blocca il percorso spirituale: chi è presuntuoso non sente il bisogno di cambiare, non è aperto alla conversazione e non accetta alcun richiamo per rinsavire.

Ecco qui di seguito un minuzioso quadro clinico di un grave malato di superbia:
Sopravvaluta le proprie qualità reali o apparenti.
È persuaso di essere migliore di quanto sia realmente.
Si compiace della propria presunta grandezza.
Si giudica superiore a tutti.
Decide da sé che cosa sia bene e che cosa sia male, sottovalutando ogni consiglio.
Pretende di essere sempre al centro dell'attenzione.
Pensa di essersi meritato quanto ha avuto gratuitamente.
Si attribuisce pregi che non possiede.
Si adira, si lamenta e si addolora quando non riesce a conseguire ciò che brama.
Fa risaltare con insistenza le proprie opinioni, affinché siano condivise e seguite.
Rinuncia con molte resistenze alla propria volontà.
Accusa forte difficoltà ad obbedire, tranne quando l'ordine coincida con i propri desideri.
Si rifiuta di ammettere i propri difetti.
Nasconde le proprie mancanze o nel migliore dei casi le minimizza.
Non chiede mai scusa.
Non si mette mai in discussione poiché convinto a priori di essere nel giusto.
Critica e rimugina i rimproveri giustificandosi di continuo.
Non sopporta di aspettare. Vuole tutto e subito. Il suo tempo è prezioso.
È insoddisfatto. Si lamenta perché nulla riesce ad appagare pienamente la sua “regale persona”.
Nella conversazione interrompe, parla continuamente di sé e usa per lo più un tono alto di voce.
Non vorrebbe rispondere a nessuno del suo operato.
Rigetta qualunque correzione.
Si compiace di osservare i comandamenti di Dio.
Attribuisce a se stesso e non a Dio i doni ricevuti, sia naturali che soprannaturali.
Si ribella a Dio stesso, di Lui non ha bisogno.
Insomma tutto il mondo deve essere ai suoi piedi e il Creatore, se concede che esista, è tutt’al più uno scomodissimo rivale che non vuole neppure sentir nominare.
Quest'ultimo è il massimo atto di superbia, il peccato di Lucifero, che osò mettersi in opposizione a Dio stesso.

In conclusione solo un pensiero.
All’uomo è concesso un ultimo biglietto per il “Treno della Felicità”.
A noi non è chiesto che di aderire all’Invito di salire al Cielo della Gioia.
La Porta d’ingresso è però bassa e stretta e non si entra che in umiltà, dunque sono pochi quelli che la trovano.
La domanda finale è una sola: “Vogliamo noi essere umili, quindi felici?”
Non ci rimane che attuare la decisione più importante cioè seguire incondizionatamente l’esempio per antonomasia dell’Umiltà: il CRISTO DIO.
Senza di Lui non possiamo far NULLA, nemmeno tornare negli Spazi Infiniti.


     
           


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