La
cura dell'anima necessita di rigorosità e sincerità, solo
così potrà essere efficace.
Dobbiamo assolutamente renderci conto che l'uomo porta in sé,
per arbitrio proprio, il veleno del morso satanico. L'uomo è
malato, quindi necessita del Medico!
Se sfuggiamo a quest’evidente realtà (che tale resta in
ogni caso) siamo spiritualmente morti!
Il linguaggio è crudo ma è giunta l'ora ultima, il punto
di contatto tra Cielo e terra.
Il pianeta è davvero alle soglie
di un’immane, definitiva trasformazione.
Siamo ormai agli ultimi squilli di tromba; il tramonto è ormai
prossimo; la notte incombe.
Questa giornata di esistenza sulla Terra si sta concludendo e l’Eterno
richiama, ricolmo d'Amore, i propri figli riottosi con gli ultimi
appelli.
Ma non possiamo tornare a Casa senza prima essere guariti.
Ci siamo ammalati di superbia e l'antidoto unico si chiama Umiltà.
La panacea che il Padre stesso, cioè il nostro Medico, ci ha
indicato è scritta nel Libro Aureo della salute dell'anima:
il Vangelo.
Si dirà: "Sai che novità!" Già, nulla
di nuovo ed in questo sta la gravità! Quanti di noi hanno inteso
la Reale Assoluta Verità dell’Annuncio di duemila anni
or sono?
La Legge è Amore ma è anche Giustizia! Dipende da noi
abbandonarci con consapevolezza alle cure del Sommo Amore di Gesù,
oppure berci stoltamente il calice di veleno che il "bugiardo
seduttore" ci propina.
Chi ha orecchie per intendere intenda...
Cerchiamo adesso, con l'aiuto di Dio, di mettere bene a fuoco l'argomento
in esame.
Che cos'è
la superbia? Che cos’è l’orgoglio?
Sono pressoché sinonimi come lo è l’amor
proprio.
Tutti e tre i termini hanno un comune denominatore: satana, l'antagonista
di Dio, il re di questo mondo temporaneo.
C’importerebbe se in una pietanza che ci accingiamo a mangiare
si fosse adagiato un grosso moscone verde oppure un piccolo insetto?
Non getteremo forse tutto in pattumiera senza pensarci due volte?
Eppure umanamente un po’ di orgoglio e di amor proprio sono
addirittura auspicabili!
Possono la Purezza e il Candore assoluto fondersi con una seppur infinitesimale
particella di sporco? Viene naturale dedurre che sarà rigettata
ineluttabilmente; così farà la Legge divina.
Necessita tornare tersi, come Lui ci fece.
Per farlo però urge mondarci, al fine di rendere il nostro
abito adeguato all'incontro con lo “Sposo”.
Molto probabilmente non ci rendiamo neppure conto della gravità
del nostro stato interiore.
Seppure non fosse (come invece è!), che il mondo ci stesse
cadendo addosso, come ci troveremo all'inevitabile momento del trapasso?
Gesù ha detto “A che giova avere
tutte le ricchezze della Terra per poi perdere l'anima?”
Essa è grandemente a rischio. Il Piano divino prevede un epilogo
alla storia umana e siamo sul serio giunti, con quest’epoca,
al capitolo conclusivo, alle ultime pagine, e si approssima la parola
FINE, la trasformazione del pianeta.
Non più possibilità di ridiscesa nella materia perché
tutto sarà fluidico, come ai tempi di Lemuria e di Atlantide,
quindi non più l’opportunità di rapida evoluzione
ma una drastica separazione tra il buon grano e l’inutile loglio.
Sia chiaro, l’eternità dell'inferno non esiste, poiché
Dio è Amore e Giustizia assoluta, ma l’espiazione per
i reprobi sarà talmente lunga e penosa da sembrare tale.
Riflettiamo insieme.
Perché diamo tanta importanza al nostro povero minuscolo ego?
Come possiamo realmente credere che sia nostro diritto arrogarci l'autorità
su qualsivoglia cosa?
Forse ci siamo auto-generati? Forse facciamo battere da noi stessi
il nostro cuore? Forse il meccanismo perfetto del corpo umano è
diretto ancora da noi?
Se il sole il mattino sorge con meravigliosa puntualità, é
forse merito del nostro impegno?
Potremmo andare avanti all'infinito, eppure se apriamo il cuore alla
Luce, non possiamo negare che tutto ciò che abbiamo è
un dono, uno straordinario regalo di Bontà immeritato, assolutamente
gratuito che il Signore ci elargisce.
“Come dunque è possibile che la
creta, sì vanti nei confronti di chi l'ha plasmata?”
(Imitazione di Cristo).
Può forse il piccolo e microscopico io pensare di mettersi
al posto di Dio?
Sì, purtroppo. Questo accade quando l'uomo integralmente dipendente
dal suo Creatore, si lascia ingannare dal grande falsario. Questo
essere orribile e distruttore della vita nostra, fa leva sulle scorie
presenti in noi in seguito alla colpa iniziale (vedi sintesi
del movimento vitale), per gonfiarci, solleticarci, irritarci,
sedurci. In sostanza per tentarci al male.
Così l'impostore, indisturbato, trama nell’ombra, fino
a far sua la volontà dell'uomo.
L'astuto drago ci cattura l'anima portandoci alla vera morte, quella
spirituale, senza neppure apparire sulla scena (tanto che quasi nessuno
crede alla sua esistenza). Una volta aperta la breccia, il gioco è
fatto. La preda è sua.
Penetrata la “droga”, per la vittima la disintossicazione
risulterà assai ardua poiché la condizione di dipendenza
diverrà cronica e si tramuterà ben presto, se l'anima
non chiederà aiuto a Dio, in una vera e propria schiavitù
alle passioni.
Questa lebbra purtroppo inquina tutte le nostre facoltà. Ignari,
non sospettiamo neppure che esista il problema.
Perché questo? “Perché la Luce è venuta
nel mondo ma le tenebre non l'hanno riconosciuta”.
La Pietra Angolare, imprescindibile per considerare la nostra salute
interiore, è sempre Una sola: la Conoscenza del Cristo Dio.
Egli è la Luce e la Verità. È la Vita stessa.
Per Amore si è addirittura (il Re dell'infinito!), autocostretto
nella forma d'uomo per donarci il Modello Sommo.
Il Suo Esempio imitato, la Via, ci indica come attraverso il Vangelo,
la Verità, si torna a Casa, cioè alla Vita.
A noi la scelta: la Realtà di Dio e del Vangelo, oppure l'illusione
del mondo.
Siamo liberi ma responsabili e di tutto renderemo conto.
Passiamo ora ad una rapida sintesi dell’argomento
principale.
La superbia è l’eccessiva
autoconsiderazione accompagnata da ambizione smodata e da disprezzo
verso gli altri; il superbo nutre un concetto talmente alto di sé
da giungere a negare la propria dipendenza da Dio ed a presumere di
essere simile a Lui.
L’orgoglio è la supervalutazione
dell’io, dei pregi e dei valori personali, della fierezza, della
rispettabilità e del proprio merito.
Come vediamo, la superbia si innalza tanto
da pretendere di essere l’unica, l’incomparabile, la più
alta espressione sopra tutto e tutti, compreso Dio, manifestandosi
con la boria, l’alterigia, l’arroganza, l’altezzosità
e l’altrui disdegno. L’orgoglio invece limita la sua orbita
unicamente a se stesso, ergendosi contro qualsiasi denigrazione personale,
pretendendo sempre di aver ragione e rivelandosi in varie maniere
come la presunzione, accompagnata dall’ignoranza, l’ambizione,
la vanagloria, la baldanza e la millanteria.
La superbia e l’orgoglio oscurano l’occhio dell’anima,
offuscando la capacità di giudizio, perché impediscono
all’Io divino di discernere in assoluta chiarezza, togliendo,
nello stesso tempo, l’apprendimento dei rimedi che potrebbero
eliminare i difetti.
Sia l’una che l’altra hanno in comune l’amor proprio
ma la prima rappresenta la radice di tutti i mali, l’idra dalle
sette teste che fa di se stessa e non dell’Eterno, il centro
gravitazionale della propria vita.
La superbia è il primo dei vizi perché tutti questi,
analizzando bene, la contengono, così come tutte le virtù
sono imperniate sull’umiltà e sull’amore.
Non tutti gli uomini sono ghiotti, ubriaconi, invidiosi, collerici;
tutti invece sono superbi e orgogliosi: il selvaggio al pari dell'uomo
civile, il dotto come l'ignorante, l'uomo d'affari e il questuante.
Origene (185-253) attribuisce a Lucifero le parole del re che costruì
la famosa torre di Babele: "Voglio salire
fino al cielo, porre il trono sulle stelle, voglio salire sulle nubi
più alte, diventando uguale all'Altissimo" (Isaia
14, 13).
Assecondando questo fattore di superbia che è presente in ogni
uomo in seguito alla ribellione iniziale, l’essere si stacca
da Dio e si compiace della sua libertà personale, della propria
intelligenza e volontà.
Egli mette il suo Io al posto di Dio, eliminandolo dalla sua vita
e adorando se stesso.
Gesù, più volte, parla della superbia esaltando l'umiltà:
“Chi si innalza sarà abbassato…”,
“Gli ultimi saranno i primi”,
“Chi vuol essere il più grande,
si faccia servo di tutti”. Infine è il Suo esempio
a parlare: “Io non sono venuto per essere
servito, ma per servire!”
Una forma sottile
di superbia, è la sete di grandezza spirituale.
Consiste nella pretesa di avere un posto specialissimo nel piano di
Dio.
È orgoglio spirituale. In realtà, chi ha un compito
specifico si ritiene un nulla, e questa modestia lo mette al riparo
dall'inganno di satana che lo può confondere con l’esaltazione
di sé e produrre frutti deleteri per il buon esito dell’Opera.
Non manca l'esperienza concreta di persone che hanno iniziato il Cammino
con Dio e che poi, divenuti superbi, l’hanno terminato ingloriosamente,
gabbati dal demonio.
La presunzione ne è il risultato,
poiché ci si crede buoni e migliori degli altri. La parabola
del pubblicano (Lc 18, 9-14) mette in luce questo atteggiamento che
blocca il percorso spirituale: chi è presuntuoso non sente
il bisogno di cambiare, non è aperto alla conversazione e non
accetta alcun richiamo per rinsavire.
Ecco qui di seguito
un minuzioso quadro clinico di un grave malato di superbia:
Sopravvaluta le proprie qualità reali o apparenti.
È persuaso di essere migliore di quanto sia realmente.
Si compiace della propria presunta grandezza.
Si giudica superiore a tutti.
Decide da sé che cosa sia bene e che cosa sia male, sottovalutando
ogni consiglio.
Pretende di essere sempre al centro dell'attenzione.
Pensa di essersi meritato quanto ha avuto gratuitamente.
Si attribuisce pregi che non possiede.
Si adira, si lamenta e si addolora quando non riesce a conseguire
ciò che brama.
Fa risaltare con insistenza le proprie opinioni, affinché siano
condivise e seguite.
Rinuncia con molte resistenze alla propria volontà.
Accusa forte difficoltà ad obbedire, tranne quando l'ordine
coincida con i propri desideri.
Si rifiuta di ammettere i propri difetti.
Nasconde le proprie mancanze o nel migliore dei casi le minimizza.
Non chiede mai scusa.
Non si mette mai in discussione poiché convinto a priori di
essere nel giusto.
Critica e rimugina i rimproveri giustificandosi di continuo.
Non sopporta di aspettare. Vuole tutto e subito. Il suo tempo è
prezioso.
È insoddisfatto. Si lamenta perché nulla riesce ad appagare
pienamente la sua “regale persona”.
Nella conversazione interrompe, parla continuamente di sé e
usa per lo più un tono alto di voce.
Non vorrebbe rispondere a nessuno del suo operato.
Rigetta qualunque correzione.
Si compiace di osservare i comandamenti di Dio.
Attribuisce a se stesso e non a Dio i doni ricevuti, sia naturali
che soprannaturali.
Si ribella a Dio stesso, di Lui non ha bisogno.
Insomma tutto il mondo deve essere ai suoi piedi e il Creatore, se
concede che esista, è tutt’al più uno scomodissimo
rivale che non vuole neppure sentir nominare.
Quest'ultimo è il massimo atto di superbia, il peccato di Lucifero,
che osò mettersi in opposizione a Dio stesso.
In conclusione solo un pensiero.
All’uomo è concesso un ultimo biglietto per il “Treno
della Felicità”.
A noi non è chiesto che di aderire all’Invito di salire
al Cielo della Gioia.
La Porta d’ingresso è però bassa e stretta e non
si entra che in umiltà, dunque
sono pochi quelli che la trovano.
La domanda finale è una sola: “Vogliamo
noi essere umili, quindi felici?”
Non ci rimane che attuare la decisione più importante cioè
seguire incondizionatamente l’esempio
per antonomasia dell’Umiltà: il CRISTO DIO.
Senza di Lui non possiamo far NULLA, nemmeno tornare negli Spazi Infiniti.