La mitica figura dell’unicorno risale all’antichità, ed è conosciuta praticamente in tutto il mondo.
La certezza della sua realtà si è peraltro perpetuata nel tempo, rimanendo viva sino all’ottocento.

L'unicorno "... traccia il segno della croce con il suo corno, cancellando l'effetto del veleno nell'acqua..."Le prime testimonianze della vita di questo animale risalgono allo storico greco Ctesia, originario di Cnido e vissuto tra il V e il IV secolo a. C., che nei suoi scritti sull’India racconta dell’esistenza in questo paese di un animale selvatico simile al cavallo, con un corno sulla fronte dalle straordinarie proprietà terapeutiche. Infatti, la leggenda dice che avesse il potere di scoprire e neutralizzare i veleni, anche ridotto in polvere.
La funzione di questo corno come antidoto è così descritta nel Phisiologus: prima che altre bestie si abbeverino, “si avvicina il serpente e sputa il suo veleno nell’acqua. Ma quegli animali che lo sanno, non osano bere. Essi attendono l’unicorno.
Questo arriva, entra subito nel lago e traccia il segno della croce con il suo corno. Ciò cancella l’effetto della sostanza tossica.
Soltanto dopo che esso abbia bevuto, bevono anche tutte le altre creature”.
Si manifesta così, nel mito, la credenza di una forza miracolosa del suo corno.

E’ incerto quale sia l’animale menzionato nella Bibbia come re’em. Si pensa che si tratti di un bufalo selvaggio ma, nelle traduzioni, questo nome viene reso con “unicorno” (gr.: monòkeros), come nel Salmo 22, 22: “Salvami dalla gola del leone e dalle corna degli unicorni”.

Nelle raffigurazioni cinesi (chiamato ku-lin e anche ch’ilin) solo in parte somiglia a quello europeo. Esso è simile ad un cervo con coda di bue e con un corno peloso sulla fronte, emblema di clemenza, fortuna e grazia, e soprattutto figliolanza (figli maschi).
Il binomio Unicorno-Vergine, comune in occidente, viene ripreso in Cina dalla pia Kuan-yin, che troneggia sull’animale disteso.

Nel simbolismo alchemico è l’essenza originaria mercurius, che deve essere portata a unità superiore con il leone, sulphur.

Nell’araldica è presentato come un cavallo artiodattilo e barbuto, con il corno attorcigliato sulla fronte; più raramente, come figura sugli stemmi (Bludenz, Vorarlberg).
Spesso sorregge, assieme al leone, uno scudo, come per esempio nello stemma nazionale della Gran Bretagna.

Giorgione, allegoria della castità - 1478-1511, Rijksmuseum, AmsterdamL’iconografia occidentale fa nascere il corno dalla fronte dell’animale, sede dello Spirito. Ecco perchè è anche simbolo di purezza e di forza.
L’unicorno viene descritto in miniature e arazzi medioevali come un essere piuttosto selvatico e ribelle, impossibile da catturare se non grazie ad uno stratagemma.
Secondo la tradizione è possibile avvicinarsi a lui, solo con l’aiuto di una vergine pura, nel cui grembo esso si rifugia fiduciosamente; dopo di che, imprigionato dai cacciatori, è messo a morte.

Questo procedimento viene interpretato come il concepimento di Gesù Cristo da parte della Vergine Maria, ma anche come la successiva morte sulla croce del Salvatore.
L’angelo annunciatore Gabriele è occasionalmente rappresentato come un cacciatore che spinge il “prezioso unicorno” verso la Vergine, con l’aiuto di cani da caccia, che si chiamano “Fede, Amore e Speranza”, oppure che prendono il nome dalle virtù cardinali: Giustizia, Fortezza, Prudenza e Temperanza.
In queste scene Maria siede in un giardino chiuso (lat. Hortus conclusus) o in un roseto (per esempio sugli arazzi nel Museo Cluny, a Parigi).
L’interpretazione simbolica cristiana dell’unicorno risale ad antiche saghe e a testi devozionali paleocristiani; essa venne in seguito riccamente raffigurata nei bestiari medioevali.

 

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