Il Pellicano |
Al bianco uccello che vive in Europa orientale, in Asia sud-occidentale e in Africa, si attribuisce un importante significato allegorico. Dagli
antichi greci il pellicano veniva chiamato Onocrotalo, perché
il suo strano grido, krotos, era simile a quello di un asino. Il
fatto che i pellicani adulti curvino il becco verso il petto per dare
da mangiare ai loro piccoli i pesci che trasportano nella sacca, ha indotto
all’errata credenza che i genitori si lacerino il torace per nutrire
i pulcini col proprio sangue, fino a divenire “emblema
di carità” (O. Wirth). Antiche
leggende raccontano che i suoi piccoli vengono al mondo talmente deboli
da sembrare morti, o che la madre, tornando al nido, li trovi uccisi dal
serpente. Il Fisiologo nel suo inventario (Physiologus, II-IV
sec.?) dice che il pellicano ama moltissimo i suoi figli: «quando
ha generato i piccoli, questi, non appena sono un po' cresciuti, colpiscono
il volto dei genitori; i genitori allora li picchiano e li uccidono. In
seguito però ne provano compassione, e per tre giorni piangono
i figli che hanno ucciso. Il terzo giorno, la madre si percuote il fianco
e il suo sangue, effondendosi sui corpi morti dei piccoli, li risuscita».
Il pellicano si presta così ad una duplice simbologia: è inteso sia come immagine di Cristo che si lascia crocifiggere e dona il suo sangue per redimere l'umanità, sia come immagine di Dio Padre che sacrifica suo Figlio facendolo risorgere dalla morte dopo tre giorni. Negli ultimi tre secoli del medioevo, sovente lo spirituale uccello è stato al centro dell'attenzione artistica. Rappresentato in scultura o in pittura col nido dei suoi piccoli sulla sommità della croce e nell'atto di straziarsi il petto con i colpi del suo becco. Il sangue scaturente dal petto del Pellicano è, per l’Ars Symbolica, la forza spirituale che alimenta il lavoro dell’alchimista che, con grande amore e sacrificio, conduce la ricerca della perfezione.
Alla luce di questo significato, il pellicano indica anche il grado di “Rosacroce” nella Massoneria di rito scozzese. I suoi membri definiti “Cavalieri di Rosacroce” nei sistemi più antichi erano chiamati anche “Cavalieri del Pellicano” Il pellicano è una figura rappresentativa anche in altre culture, infatti i musulmani considerano lo stesso un uccello sacro poiché, come narra una loro leggenda, allorché i costruttori della Ka’ba dovettero interrompere i lavori per mancanza d'acqua, stormi di pellicani avrebbero trasportato nelle loro borse naturali l'acqua occorrente a consentire il completamento dell'importante costruzione sacra. Il Bestiario medievale cita un canto sacro oggi dimenticato il cui testo recita: “Pie pelicane, Jesus Domine” (o Pio pellicano, Nostro Signore). Vi si rammenta la caratteristica di questo pennuto acquatico, che è quella di mangiare solo il cibo che gli è realmente necessario per sopravvivere. “L’eremita vive in modo simile, perché si nutre di solo pane e non vive per mangiare, ma piuttosto mangia solamente per vivere” (F. Unterkircher 1986) Il pellicano è un uccello difficile da vedere, ed è per questo che diventa pura immagine dello Spirito, che richiama al pensiero la Purezza, Cristo, il "nostro Pellicano" come lo chiama Dante quando si riferisce all'apostolo Giovanni: «Questi è colui che giacque sopra'l petto del nostro Pellicano, e Questi fue di su la croce al grande officio eletto». (Divina Commedia, Paradiso canto XXV, 112-114). La
Purezza Celeste è quindi il carattere particolare di questo uccello
che, simile ad un angelo dalle ali spiegate, simboleggia la Redenzione,
la Resurrezione e l'Amore di Cristo per le anime. |